Il Manifesto della Parmigianità

Facciamolo scrivere a una moldava

Avrei voluto titolare su un Manifesto per la razza Parmigiana, però coi tempi che corrono preferisco non toccare certi termini neppure per scherzo. Ma il tema di Parma che cambia e della Parmigianità a rischio resta a mio avviso il padre di tutti i temi, intorno al quale ruotano poi cento domande sul futuro della nostra come di tante altre città.
Chiunque si muova in città, ad esempio in Oltretorrente ma ormai direi in tutte le zone, può fare almeno una riflessione che dovrebbe trovare concordi il più livoroso degli xenofobi e il più buonista (sapete che in Italia è un insulto…) degli accoglienti. Ovvero il fatto che anche visivamente Parma è ormai un piccolo melting pot: il tema della città multietnica non dipende ormai più dagli sbarchi che verranno o dai porti che si chiuderanno. E’ già fra noi.
E qui allora, al di là di ogni razzismo che neppure voglio prendere in considerazione, la domanda sul futuro della Parmigianità, intesa non come stucchevole campanilismo ma come identità e cultura che si perpetuano da secoli, è più che legittima. E’ infatti evidente che chi arriva da fuori lo fa con una storia ed una tradizione diverse (che non vuol dire, sia chiaro agli xenofobi, che si tratti di tradizioni “inferiori”: vuole dire appunto e semplicemente diverse). Dà fastidio anche a me vedere sfaccendati seduti intorno a un gioiello come il Battistero, che poi magari lasciano corredato di cartacce, scritte e bottigliette: ma anche qui va annotato che ci sono in egual misure accenti esotici e parlate in pramzàn. Ovvero, l’ignoranza non ha Paese, così come il rispetto delle regole che avevamo “cantato” sempre qui su Pidieffe in un “Quelli che…” adattato in veste ducale.
Quindi servirebbe davvero un Manifesto della Parmigianità, da consegnare ad ogni nuovo arrivato. Benissimo: ma che cosa ci scriviamo dentro? La ricetta degli anolini, il testo del Va’ pensiero che neppure noi conosciamo, le poesie dialettali di Pezzani o Zerbini, figure popolari come Dino o il Metallaro errante??? E chi lo dovrebbe scrivere? Quelli che iniziano la giornata postando su facebook “Reggio merda”? I politici che rappresentano Parma in parlamento ma non in Piazza il 25 aprile?
Oggi sul bus è salito un anziano con bastone. Una donna gli è andata incontro invitandolo a sedere al suo posto. Lui ha ringraziato ma ha detto che sarebbe sceso alla fermata successiva, allora la donna si è risieduta e un’altra donna alle sue spalle si è comunque complimentata per il gesto (che tanti studenti “dal sàss” visti sul bus non imitano in casi analoghi, forse perché ipnotizzati dallo smartphone). E la donna ha risposto: “Noi in Moldavia, quando entra in casa una persona anziana, non la chiamiamo signore o signora, ma gli diciamo ‘nonno’ o ‘nonna’, perché l’anziano è sacro”.
Ecco, ho pensato. Nel Manifesto della Parmigianità che vorrei, questa frase ci starebbe benissimo. La Parmigianità vera di una donna moldava.  

Gabriele Balestrazzi