Un intellettuale prestato al volley

È il parmigiano Luca Vettori

Ha chiuso il 2018 con il titolo di miglior giocatore nel match dell’Itas Trentino contro la Globo Banca Popolare del Frusinate Sora, vinto dalla compagine trentina con un netto 3-0 anche grazie ai 16 punti dell’opposto parmigiano. Un anno complicato per Luca Vettori, quello appena conclusosi: una prima stagione ai piedi del monte Bondone complessa, non all’altezza delle aspettative, seguita da un’estate di riflessione, lontano dalla Nazionale. Un lungo periodo di vacanza, lontano dai campi, che è servito al giocatore a ricaricare le batterie, a riappropriarsi del suo tempo, fagocitato dalla pallavolo fin da quando era un adolescente.
Le varie interviste, rilasciate a inizio stagione, spesso sono andate a indagare questa scelta per certi versi strana. Non stupisce, invece, chi segue da un po’ il “Vetto”, da sempre uno sportivo atipico, lontano dal protagonismo di molti altri colleghi, una personalità che si avvicina più all’intellettuale anticonformista, che non allo stereotipo dell’atleta tutto muscoli e niente cervello. Questa vena creativa e alternativa Luca la coltiva già ai tempi del liceo classico a Parma, la sua passione per l’arte, il teatro e la lettura gli hanno creato attorno un’aura di mistero, che lui vive con distacco. Anche in campo non è tipo da esultanze esagerate e grandi sorrisi, pure con la maglietta da gioco addosso mantiene più l’aspetto di un compassato accademico, piuttosto che quello di uno abituato a scaraventare palloni a terra.

Ho vissuto gli anni migliori, quelli dell’adolescenza romantica e scolastica, quelli in cui tutto sembra possibile, in cui il mondo fuori sembra gigantesco e la città in cui si vive minuta e parziale

Luca parla con emozione del luogo che l’ha visto crescere: «Ho vissuto gli anni migliori, quelli dell’adolescenza romantica e scolastica, quelli in cui tutto sembra possibile, in cui il mondo fuori sembra gigantesco e la città in cui si vive minuta e parziale. Ho un ricordo bello e fresco, forse mutato dagli anni passati distante in altre sedi. Eppure sono certo che il percorso dentro e fuori la scuola, attraverso professori attenti e amici affini, mi abbia segnato in maniera indelebile. Nello specifico mantengo un certo affetto per il centro storico e i suoi parchi, per le colline ospitali e quiete, per la nebbia emiliana che presa a giuste dosi ha il suo fascino. Per la primavera. Ci sono alcuni luoghi che sono spuntati mentre io sono stato distante, che frequento ormai da indigeno, passando di rado e sfiorandoli per una manciata di ore. Un domani mi piacerebbe tornare a Parma, forse non per abitarvi o per radicarmi, ma per riprendere quella rete di volti amici e rinnovarla, trasformarla, raccogliere idee e farne un progetto cittadino. Mi piacerebbe chiedere alla città come si vorrebbe. E m’immagino innanzitutto una città viva nei suoi cerchi culturali e politici».

ci vestiremo del manto colorato che gli autunni e le estati ci regaleranno e inizieremo a imparare e ad ascoltare. Ci travestiremo da custodi che desiderano raccontare la sapienza di nuovi mestieri

A 16 anni inizia la sua carriera pallavolistica, un po’ per caso, a Piacenza, dove gioca per due annate, facendo il pendolare da casa; ritorna a giocare nella squadra della sua città in serie B1 nella stagione 2009/2010, poiché vuole avere più tempo per lo studio nell’anno in cui consegue la maturità classica. Dopo il diploma entra a far parte del progetto federale Club Italia, una squadra che coltiva talenti italiani con la prospettiva di farli entrare nel giro della Nazionale. Dopo questi due anni a Roma rientra in Emilia, prima nuovamente a Piacenza, dove esordisce in serie A1, poi dal 2014 a Modena. La sua prima esperienza lontano dalla regione di origine è quella tuttora in atto con la Trentino Volley, di cui già si è parlato in apertura.
Sarebbe facile proseguire snocciolando una serie di dati e statistiche riguardanti la sua vita sportiva, i titoli vinti, i dettagli anagrafici e l’esperienza con la Nazionale italiana, ma sarebbe riduttivo parlare di Vettori soltanto in questi termini. La sua indole da filosofo, epiteto con cui lo si trova descritto in molti articoli che si trovano googlandolo nella Rete, lo spinge a fondare con Matteo Piano, suo compagno di squadra a Modena, la web-radio Brodo di Becchi: il primo podcast viene postato sulla piattaforma Spreaker il 16 dicembre 2014. Sull’origine del nome permane un alone di mistero, si sa solo che nasce in una mattina d’autunno in un bar nella città della Ghirlandina, dando forma concreta a un’idea che ronzava in testa da un po’ di tempo. La programmazione inizia con quattro tipologie di punte: Buongiorno devi andare, Monferrato e Tarantino, Puttanabed e Dietro di noi il vuoto; segue un esperimento live in concomitanza con il Festival di Sanremo. Con il tempo lo stile si evolve, assumendo un tono sempre più narrativo, con un approccio bohemien, che così è descritto nelle loro parole «ci vestiremo del manto colorato che gli autunni e le estati ci regaleranno e inizieremo a imparare e ad ascoltare. Ci travestiremo da custodi che desiderano raccontare la sapienza di nuovi mestieri». Dopo circa tre anni il progetto si amplia, dando vita a una vera e propria associazione culturale.
L’iniziativa più recente, alla quale i due giocatori tengono molto, è la creazione di Robe di Becchi, una linea di abbigliamento nata in collaborazione con Lola Love Atelier. I capi confezionati a Modena uniscono stoffe locali con inserti in tessuto Wax, proveniente da Goma, nella Repubblica Democratica del Congo, dove esiste un progetto sartoriale parallelo che coinvolge ragazzi e ragazze del luogo: qui sono destinati i proventi ricavati dalla vendita. Nel documento inviatomi dal giocatore si legge «il villaggio con cui si è costruita una collaborazione è (…) nella zona del nord-Kivu, teatro di otto anni di violenza, dove anche ora persistono numerosi focolai di guerra e prosegue una situazione di grande insicurezza ed estrema precarietà di vita. A Goma, grazie all’aiuto di alcuni Missionari laici saveriani, nel piccolo atelier realizzato da Suor Sifa, sarte e sarti congolesi realizzano capi e oggetti in tessuto, procurando a sé, e ai propri bambini il necessario per andare a scuola, nutrirsi e vivere serenamente».

La statura di Luca Vettori non è soltanto una caratteristica fisica, ma anche una questione di sfaccettature e personalità.

Ma l’iniziativa è in costante divenire: alla fine dello scorso anno Brodo di Becchi inizia a collaborare con la Onlus “Arten” di Torino, che supporta alcune sarte migranti; grazie al loro contributo il lavoro artigianale eseguito in Italia assume un significato ancora più profondo. I due pallavolisti non intendono fermarsi qui, vogliono infatti ampliare questa rete all’insegna della sostenibilità e dell’attenzione per il sociale. Se questa storia vi incuriosisce, potete reperire ulteriori informazioni sui social network: Luca e Matteo gestiscono infatti una pagina Facebook, un profilo Twitter e un account su YouTube, oltre al sito www.brododibecchi.com: qui raccontano la vita dell’associazione ed è possibile vedere e acquistare i loro capi di abbigliamento.
La statura di Luca Vettori non è soltanto una caratteristica fisica, ma anche una questione di sfaccettature e personalità. Da Parma, muovendosi per l’Emilia, fino all’approdo tra le Dolomiti, per lavoro, viaggiando per il mondo fino all’Africa, per vocazione personale, questo è il ritratto di un animo inquieto che, mi auguro, si toglierà ancora qualche soddisfazione sportiva prima di dedicarsi, forse, alla carriera universitaria, come ha dichiarato di voler fare in più di un’occasione. 

Valentina Bortolamedi